Cuore (staminali e cura cuore infartuato)
Da tempo non è più una novità e più volte, sono state riportate, su questo sito, delle notizie di studi che lo hanno provato: è possibile “riparare” un cuore infartuato con le cellule staminali. L’innesto di cellule staminali per rigenerare il cuore di persone colpite da infarto del miocardio sta superando le fasi sperimentali in molti centri di ricerca sparsi nel mondo per entrare a far parte delle procedure terapeutiche applicative della cardiochirurgia.
E’ del febbraio 2011 la notizia che, per la prima volta negli Usa, il cuore di un uomo, un veterano del Vietnam, è stato salvato grazie alle proprie cellule staminali. L’intervento è stato eseguito dal chirurgo Joseph Woo della Scuola di Medicina dell’Università della Pennsylvania. E’ il primo esperimento eseguito con successo e con risultati positivi immediatamente evidenti.
Ma dove prendere le staminali da innestare nel tessuto miocardico? In genere si opta per l’impiego di cellule staminali autologhe ma non sempre. Nel 2007, in operazioni effettuate nell’azienda ospedaliera San Filippo Neri di Roma, un centro di eccellenza italiano per il trattamento delle patologie cardiovascolari, diretto dal Prof. Massimo Santini, si sono estratte le cellule staminali dal midollo osseo dei pazienti sottoposti all’operazione cardiochirurgica.
Nell’aprile del 2010, è stata diffusa la notizia che, ricercatori britannici, hanno ottenuto da tratti di vasi sanguigni “avanzati” da interventi di bypass aorto-coronarici delle cellule staminali autologhe che, fatte proliferare, sarebbero in grado di rigenerare tessuto arterioso nelle operazioni cardiochirurgiche.
Secondo uno studio giapponese, pubblicato sulla rivista ‘Circulation Research: Journal of the American Heart Association’ nel giugno del 2010, dei ricercatori nipponici, hanno usato le cellule prelevate dalla membrana amniotica, che di norma viene considerata un rifiuto, per produrre tessuto cardiaco. Iniettando le cellule cardiache in cavie colpite da infarto due settimane prima si è riusciti a migliorarne la funzione cardiaca fino al 39%, mentre, l’area danneggiata del cuore è diminuita del 20%. Le cellule, ottenute dalla membrana amniotica, non hanno prodotto nessun tipo di rigetto in quanto non sono caratterizzate da una proteina fondamentale riconosciuta dal sistema immunitario.